DONNE DI NAPOLI

 

Flo

Flo, il cui vero nome è Floriana Cangiano, è una delle voci più apprezzate e riconosciute nel panorama musicale italiano. Nasce a Napoli nel 1983, a soli 12 anni inizia a prendere lezioni di canto spinta dal padre che amava la musica anche se non era uno specialista del settore. Dopo una laurea in Economia decide di seguire la sua vera vocazione artistica: si laurea col massimo dei voti in canto e coralità al Conservatorio di S. Pietro a Majella e intraprende una brillante carriera come cantautrice e attrice a teatro. Muove i primi passi sotto la guida di Claudio Mattone, grande compositore, paroliere e editore italiano. Il suo esordio discografico arriva nel 2014 con “D’amore e di altre cose irreversibili” accolto con grande entusiasmo dalla critica e premiato con alcuni dei più importanti riconoscimenti italiani: Premio Musicultura 2014, Premio Radio Rai 1 per la migliore musica a Musicultura 2014, Premio Assoluto Andrea Parodi 2014, Migliore musica al Premio Parodi 2014, Miglior arrangiamento al Premio Parodi 2014). Nel 2016 pubblica “Il mese del Rosario” con cui si aggiudica il Premio Musicultura 2015 e il premio per il miglior testo al Bianca d’Aponte 2014. Il disco viene inoltre candidato alle prestigiose Targhe Tenco nelle categorie Miglior Disco dell’Anno e Miglior Canzone. Il 2018 segna una svolta con l’uscita del terzo lavoro in studio, “La Mentirosa”, che la consacra come una delle più raffinate interpreti della World music d’autore. Alcune delle principali riviste musicali internazionali come fRoots e Songlines, lodano il suo stile unico e la sua capacità di fondere riferimenti culturali diversi in un linguaggio sonoro personale e riconoscibile. Con i suoi progetti, Flo cavalca i palchi di importanti festival di world music in Italia e nel mondo esibendosi in Europa, Sud America, Africa e Canada. Parallelamente alla musica, Flo porta avanti un’intensa attività teatrale. È protagonista in numerosi spettacoli di prosa e musicali, lavorando con registi come Alfredo Arias, Mimmo Borrelli, Davide Iodice, Claudio Mattone, Massimo Luconi e Gino Landi. Ha inoltre condiviso la scena con Daria Bignardi in due spettacoli di grande successo: “La coscienza dell’ansia” e “Libri che mi hanno rovinato la vita.” Flo è anche autrice di colonne sonore per cinema, teatro e televisione, firmando le musiche per film come “Noi siamo Francesco” e “Ultima fermata”, oltre a comporre per la serie TV “Mina Settembre 2” con Serena Rossi. Ha inoltre condotto un ciclo di trasmissioni musicali per la radiotelevisione svizzera, preso parte a documentari per la Deutschlandfunk Kultur e scritto articoli di Nel novembre 2020 esce il suo quarto disco di inediti, “31Salvitutti”, prodotto dal musicista francese Sébastien Martel. Nel 2022 si cimenta in un progetto ambizioso: il suo primo concept album, “Brave Ragazze”, che rappresenta un viaggio musicale attraverso le opere di alcune delle più audaci e anticonvenzionali artiste del mondo latino, tradotte e reinterpretate in chiave personale. Flo è molto più di una musicista talentuosa: è una donna che ha fatto della sua arte uno strumento di identità, libertà e di impegno. Con la sua voce forte e intensa, il suo pensiero lucido e il coraggio di scegliere percorsi non convenzionali, rappresenta una figura femminile forte e ispirante nel panorama culturale contemporaneo. orama culturale contemporaneo.

Matilde Serao è una delle figure letterarie e giornalistiche più importanti nella storia di Napoli e dell’Italia. Nata a Patrasso nel 1856 e trasferitasi presto a Napoli, divenne una scrittrice e giornalista di grande successo, fondando nel 1892 il quotidiano Il Mattino, che ancora oggi è uno dei principali giornali della città. Attraverso la sua penna, Matilde Serao raccontò con realismo e sensibilità la vita della Napoli di fine Ottocento, descrivendo le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue sfide sociali. Fu pioniera nel dare voce alle classi popolari e nel denunciare le ingiustizie, diventando un punto di riferimento per la stampa italiana. La sua carriera è segnata da un’instancabile passione per la cultura e il progresso, e il suo lavoro ha aperto la strada a molte donne nel mondo del giornalismo e della letteratura. Matilde Serao resta un simbolo di forza, talento e modernità, una donna che ha contribuito a costruire l’identità culturale di Napoli e dell’Italia contemporanea.

  Click to listen highlighted text! Matilde Serao è una delle figure letterarie e giornalistiche più importanti nella storia di Napoli e dell’Italia. Nata a Patrasso nel 1856 e trasferitasi presto a Napoli, divenne una scrittrice e giornalista di grande successo, fondando nel 1892 il quotidiano Il Mattino, che ancora oggi è uno dei principali giornali della città. Attraverso la sua penna, Matilde Serao raccontò con realismo e sensibilità la vita della Napoli di fine Ottocento, descrivendo le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue sfide sociali. Fu pioniera nel dare voce alle classi popolari e nel denunciare le ingiustizie, diventando un punto di riferimento per la stampa italiana. La sua carriera è segnata da un’instancabile passione per la cultura e il progresso, e il suo lavoro ha aperto la strada a molte donne nel mondo del giornalismo e della letteratura. Matilde Serao resta un simbolo di forza, talento e modernità, una donna che ha contribuito a costruire l’identità culturale di Napoli e dell’Italia contemporanea.

Conservatorio S. Pietro Majella

Napoli città della musica e delle opere di bene. Dall’unione di questi due aspetti nascono, a partire dalla metà del Cinquecento, quattro conservatori di musica gestiti dal clero cittadino: il Conservatorio della Pietà dei Turchini, dei Poveri di Gesù Cristo, di Sant’Onofrio a Porta Capuana e di Santa Maria di Loreto, destinati a ospitare i fanciulli poveri, orfani e abbandonati. Dal XVI al XVIII secolo, i conservatori oltre alla funzione caritatevole di dare accoglienza ed educazione ai giovani, assolvono il compito di produrre musica per committenti privati, religiosi e pubblici considerato che Napoli era capitale del Viceregno spagnolo e la musica era utilizzata presso la corte, le famiglie nobili e le chiese di nuova e costante edificazione. Successivamente a partire dalla fine del Settecento i conservatori vengono soppressi per varie ragioni economiche e accorpati finché si giunge al Decennio francese (1806-1815) quando per esigenze di controllo centralizzato nella gestione degli enti di assistenza da parte dello Stato, il re Giuseppe Napoleone nel 1806 fa confluire tutti i conservatori nell’unico Pietà dei Turchini con il nuovo titolo di Real Collegio di musica. Nel 1808 avendo bisogno di spazi più ampi la scuola musicale viene trasferita nel Monastero delle Dame Monache di San Sebastiano e prende il nome di Conservatorio di San Sebastiano, in cui studia Vincenzo Bellini. Nel 1826 con la restaurazione del Regno dei Borbone, il re Francesco I delle Due Sicilie trasferisce nuovamente il Conservatorio nella sede attuale dell’ex convento di San Pietro a Majella. Una targa posta all’ingresso dell’edificio testimonia la nascita del “Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella”. Il Conservatorio, portatore dei dettami della scuola musicale napoletana, è punto di riferimento per la cultura musicale di tutto il Sud e accoglie “fino a 300 e più giovani” come testimonia Giovanni Battista Chiarini nel 1858 nell’aggiornamento delle Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli di Carlo Celano. Con l’Unità d’Italia, il Conservatorio deve uniformarsi dal punto di vista normativo e amministrativo alle indicazioni del governo centrale, di cui il Ministero della Pubblica Istruzione è diretto referente, ma dopo una lunga rivendicazione relativa alla libertà di insegnamento e difesa delle sue caratteristiche di ente morale autonomo, viene riconosciuto nel 1890 come Ente autonomo. L’attuale edificio fa parte del complesso conventuale della Chiesa dei padri celestini di San Pietro a Majella, fondata tra la fine del Duecento e i primi del Trecento. Utilizzato dai celestini fino all’arrivo del Conservatorio, è stato adatto all’utilizzo attuale con sale e aule dedicate allo studio della musica. Sono presenti due cortili: il primo, visibile anche dall’ingresso su via San Pietro a Majella, è del 1660 e al centro è posta una statua raffigurante Ludwig van Beethoven di Francesco Jerace del 1895 ed è adiacente all’auditorium, mentre il secondo – più piccolo – conduce alla biblioteca e al Museo del conservatorio. Nella biblioteca sono conservati manoscritti musicali e libretti d’opera della scuola napoletana dal XVII al XIX secolo. Nel museo si possono ammirare strumenti storici legati a importanti personalità legate al mondo della musica. Tra gli allievi più noti del Conservatorio si ricordano il Maestro Riccardo Muti, Saverio Mercadante, Vincenzo Bellini, Ruggero Leoncavallo. na.