Maria Cristina di Savoia

Maria Cristina di Savoia Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia di Savoia, questo il nome completo ma più semplicemente Maria Cristina e chiamata Tintina dalla madre, nasce a Cagliari il 14 novembre 1812 da Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, e da Maria Teresa d’Austria, durante il periodo di esilio in Sardegna a seguito dell’annessione del Piemonte alla Francia napoleonica. Nel 1814 dopo l’abdicazione di Napoleone, Vittorio Emanuele torna a Torino con la famiglia. Maria Cristina viene educata in un clima pregno di religione, dedita alla carità, all’ordine e alla disciplina. La prima parte della sua vita trascorre tra la formazione con il precettore e guida spirituale padre Giovan Battista Terzi, napoletano, che la avvicina a materie quali matematica, astronomia, geografia e ancora lingue, musica, canto, disegno, pittura, calligrafia, e una forte devozione religiosa. Nel 1825 è a Roma per il giubileo visitando chiese e vedendo papa Leone XII più volte. In questa occasione a seguito di alcuni episodi di devozione e umiltà, nasce una sorta di “alone quasi leggendario” su Maria Cristina. Riceve diverse proposte di matrimonio, osteggiate dalla madre, e alla morte di questi nel 1832 rientra a Torino presso la corte degli zii Maria Teresa e Carlo Alberto di Savoia, dove chiede di diventare suora di clausura, ma il suo tutore padre Terzi la convince a cedere alla richiesta di nozze di Ferdinando II futuro re delle Due Sicilie. Prende così avvio la seconda parte della sua breve vita quando il 21 novembre 1832 si sposa, a soli 18 anni, con Ferdinando II e si trasferisce a Napoli: un legame politico di avvicinamento tra la corte borbonica e quella sabauda. Nella capitale del Regno delle Due Sicilie Maria Cristina destina una parte della somma riservata per la festa del matrimonio come dote per 240 giovani spose, per riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di pietà e per altre attività di carità. Fonda un laboratorio di letti da dare alle famiglie bisognose all’interno del convento di san Domenico Soriano. Incentiva l’arte del corallo a Torre del Greco, l’industria della seta a San Leucio e promuove l’industria napoletana di stoffe e tessuti sempre a scopo caritatevole. Imposta la vita di corte su una sincera religiosità basata sulla lettura delle opere sacre e sulle pratiche devote. Secondo la testimonianza di Benedetto Croce, Maria Cristina pur non partecipando agli affari di Stato, riesce ad essere influente sull’operato di Ferdinando II rendendolo più «riservato e rispettato» (Croce, p. 299), più mite verso i condannati a morte. Attraverso l’impegno religioso e caritatevole, la regina sabauda riesce a conferire un significato politico alla sua attività. Muore prematuramente, a soli 23 anni, nel 1836 a seguito di alcune complicazioni sopraggiunte dopo la nascita del figlio Francesco II. Viene sepolta nella basilica napoletana di Santa Chiara, considerata il pantheon dei Borbone, e chiamata dal popolo la «reginella santa». Nel 1859 papa Pio IX avvia il processo di beatificazione e nel 2014 è stata proclamata “beata” dalla Chiesa da papa Francesco che la definisce «vera madre dei poveri».

Matilde Serao è una delle figure letterarie e giornalistiche più importanti nella storia di Napoli e dell’Italia. Nata a Patrasso nel 1856 e trasferitasi presto a Napoli, divenne una scrittrice e giornalista di grande successo, fondando nel 1892 il quotidiano Il Mattino, che ancora oggi è uno dei principali giornali della città. Attraverso la sua penna, Matilde Serao raccontò con realismo e sensibilità la vita della Napoli di fine Ottocento, descrivendo le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue sfide sociali. Fu pioniera nel dare voce alle classi popolari e nel denunciare le ingiustizie, diventando un punto di riferimento per la stampa italiana. La sua carriera è segnata da un’instancabile passione per la cultura e il progresso, e il suo lavoro ha aperto la strada a molte donne nel mondo del giornalismo e della letteratura. Matilde Serao resta un simbolo di forza, talento e modernità, una donna che ha contribuito a costruire l’identità culturale di Napoli e dell’Italia contemporanea.

  Click to listen highlighted text! Matilde Serao è una delle figure letterarie e giornalistiche più importanti nella storia di Napoli e dell’Italia. Nata a Patrasso nel 1856 e trasferitasi presto a Napoli, divenne una scrittrice e giornalista di grande successo, fondando nel 1892 il quotidiano Il Mattino, che ancora oggi è uno dei principali giornali della città. Attraverso la sua penna, Matilde Serao raccontò con realismo e sensibilità la vita della Napoli di fine Ottocento, descrivendo le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue sfide sociali. Fu pioniera nel dare voce alle classi popolari e nel denunciare le ingiustizie, diventando un punto di riferimento per la stampa italiana. La sua carriera è segnata da un’instancabile passione per la cultura e il progresso, e il suo lavoro ha aperto la strada a molte donne nel mondo del giornalismo e della letteratura. Matilde Serao resta un simbolo di forza, talento e modernità, una donna che ha contribuito a costruire l’identità culturale di Napoli e dell’Italia contemporanea.

Convento di San Domenico Soriano

La chiesa di San Domenico Soriano sorge nell’attuale piazza Dante, un tempo chiamata Largo Mercatello e poi Foro Carolino con l’apertura dell’emiciclo progettato da Luigi Vanvitelli, a Napoli. In origine la chiesa e il convento sono eretti grazie a una donazione ricevuta da Sara Ruffo di Mesurica al domenicano Tommaso Vesti. I domenicani calabresi acquistano così la piccola chiesa di Santa Maria della Salute, eretta nel 1587. Successivamente sull’edifico nel 1619 interviene l’architetto fra’ Giuseppe Nuvolo e negli anni 1673-1685 viene costruito il convento ad opera di Bonaventura Presti, Francesco Antonio Picchiatti, Giuseppe Caracciolo.
La chiesa, a tre navate e cappelle laterali, presenta decorazioni barocche realizzate da Cosimo Fanzago e dipinti di Mattia Preti, Luca Giordano e altri autori della scuola seicentesca napoletana. Il complesso religioso è formato inoltre da un chiostro, realizzato dal padre domenicano Tommaso Vesti, che giunge dalla Calabria e dà avvio ai lavori nel 1606. Viene poi ampliato dall’architetto bolognese Bonaventura Presti e subisce numerose varianti nel corso del tempo così come l’edificio dell’ex convento.
Maria Cristina di Savoia fonda un laboratorio di letti, indumenti e coperte da dare alle famiglie bisognose all’interno del convento di San Domenico Soriano. In seguito, con la soppressione degli ordini religiosi gli spazi saranno utilizzati come caserma della polizia fino al 1825, poi Padiglioni Militari fino al 1925, anno in cui viene ceduto al Comune che lo adibisce a Ufficio dell’Anagrafe, attivo a tutt’oggi.
Nel 2018 la chiesa muta noma divenendo chiesa dei Santi Domenico Soriano e Nunzio Sulprizio in onore del santo il cui corpo è collocato sull’altare maggiore.