Ornella Labriola

Ornella Labriola nacque a Napoli, in via Scarlatti, l’8 luglio 1908, figlia di Arturo Labriola, teorico del sindacalismo rivoluzionario e Nadežda Skvortzòva. Fin da giovane fu affascinata dall’ideale rivoluzionario e, ancora adolescente, frequentava la casa di Amadeo Bordiga, affascinata dalle sue visioni radicali di trasformazione sociale. Nel 1925, a soli sedici anni, si trasferì con la madre a Mosca. Quella che sembrava una scelta temporanea divenne invece una svolta permanente: l’Unione Sovietica, e in particolare l’Hotel Lux, noto rifugio del comunismo internazionale, divennero il suo mondo, la sua vera patria simbolica. Lì conobbe Giuseppe Rimola, detto “Micca”, giovane delegato comunista del KIM (Giovane Internazionale Comunista). Tra i due nacque una storia d’amore intensa e tormentata, destinata a infrangersi tragicamente nel clima di sospetto dello stalinismo. Ornella lavorava presso l’associazione dei migranti italiani in qualità di traduttrice e fu proprio in quel contesto che incontrò Rimola, accompagnandolo in alcune fabbriche tessili dove intratteneva rapporti con giovani comunisti sovietici. Nel 1931 iniziò gli studi presso l’Istituto di Lingue Straniere di Mosca, diplomandosi prima in lingua francese, poi anche in lingua e letteratura russa. Il suo percorso formativo e culturale si svolse quasi interamente in Unione Sovietica. Nel 1932 si recò a Parigi per incontrare il padre e in quell’occasione conobbe importanti figure del socialismo italiano come Filippo Turati e Pietro Nenni. Tuttavia, non potendo contare sul sostegno economico del padre, rientrò a Mosca, dove continuò la sua attività. Il destino di Giuseppe Rimola si compì tragicamente nel marzo del 1938. Al momento del suo arresto, l’8 marzo, stava traducendo testi di Lenin per conto di una casa editrice sovietica di lingue straniere, che lo aveva nominato redattore. In quel periodo, stava anche scrivendo le sue memorie, alcuni racconti umoristici e una storia del movimento comunista novarese. Purtroppo, nessuno di questi scritti è sopravvissuto: dopo il suo arresto, Ornella fu costretta a lasciare la loro stanza nel giro di 24 ore. Affidò tutti i documenti alla madre, ma durante la guerra, temendo l’arrivo delle truppe tedesche a Mosca, la madre decise di distruggere ogni traccia gettando nel fuoco la valigia che li conteneva. Il 29 luglio 1938, Rimola fu processato e condannato a dieci anni di carcere con l’accusa di spionaggio. Gli fu inoltre proibito ogni contatto con l’esterno. Da quel momento scomparve nel silenzio e nel buio del terrore staliniano. Nonostante il dolore, Ornella non rinnegò mai del tutto l’ideale comunista. La sua intera esistenza fu segnata dalla volontà di fare luce sulla sorte di Giuseppe e di comprendere le radici profonde di quell’errore. Nel 1954 fece ritorno in Italia, ma rifiutò di iscriversi all’Istituto Universitario Orientale, che considerava un ambiente reazionario e ancora permeato da elementi ex fascisti. Si dedicò invece all’insegnamento, impartendo lezioni di lingua russa presso l’Associazione Italia-URSS. Per tutta la vita, Ornella Labriola lottò per portare alla luce la verità della condotta affinché gli errori del passato potessero essere riconosciuti e compresi.

Matilde Serao è una delle figure letterarie e giornalistiche più importanti nella storia di Napoli e dell’Italia. Nata a Patrasso nel 1856 e trasferitasi presto a Napoli, divenne una scrittrice e giornalista di grande successo, fondando nel 1892 il quotidiano Il Mattino, che ancora oggi è uno dei principali giornali della città. Attraverso la sua penna, Matilde Serao raccontò con realismo e sensibilità la vita della Napoli di fine Ottocento, descrivendo le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue sfide sociali. Fu pioniera nel dare voce alle classi popolari e nel denunciare le ingiustizie, diventando un punto di riferimento per la stampa italiana. La sua carriera è segnata da un’instancabile passione per la cultura e il progresso, e il suo lavoro ha aperto la strada a molte donne nel mondo del giornalismo e della letteratura. Matilde Serao resta un simbolo di forza, talento e modernità, una donna che ha contribuito a costruire l’identità culturale di Napoli e dell’Italia contemporanea.

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Via Scarlatti

La strada che collega via Francesco Cilea con via Belvedere e via Raffaele Morghen porta il nome di Alessandro Scarlatti, celebre compositore barocco nato a Palermo nel 1660. A lui è stato intitolato questo importante asse viario per il ruolo determinante che ha avuto nella fondazione della scuola musicale napoletana. Quest’ultima divenne, nel corso del XVIII secolo, uno dei principali punti di riferimento per i musicisti dell’epoca, contribuendo alla nascita dell’opera comica e buffa e accrescendo la fama internazionale della città di Napoli. Proprio grazie a questa tradizione musicale, la città si affermò come una meta imprescindibile per i giovani compositori europei desiderosi di perfezionare la propria tecnica. Tra i maggiori esponenti di questa scuola, oltre ad Alessandro Scarlatti, si annoverano anche Domenico Cimarosa e Francesco Provenzale. Via Alessandro Scarlatti è oggi una delle strade più note e frequentate di Napoli. Fu tracciata nel 1887 nell’ambito del piano di ampliamento e risanamento urbano che diede origine anche al Rettifilo e a piazza Vanvitelli. Attualmente rappresenta il cuore commerciale del quartiere Vomero.  Negli anni ’70, a seguito di un crollo, alcuni edifici ottocenteschi, costruiti in stile più modesto rispetto a quelli edificati al Corso Umberto I, vennero demoliti e sostituiti con nuove costruzioni moderne.  A metà degli anni Novanta, via Scarlatti fu pedonalizzata. Inizialmente la decisione suscitò forti proteste da parte dei commercianti, preoccupati per le possibili ricadute negative sulle loro attività. Col tempo, tuttavia, la pedonalizzazione si è rivelata una scelta vincente: gli edifici e le attività commerciali hanno subito una significativa rivalutazione e l’area si è trasformata in uno dei principali centri dello shopping in città.