DONNE DI NAPOLI
Giovanna I d'Angiò

Giovanna I d’Angiò è passata alla storia come la prima donna a regnare autonomamente sul Regno di Napoli. Nasce a Napoli nel 1326, figlia di Carlo, duca di Calabria, e di Margherita di Valois, divenne erede della corona angioina alla morte del padre nel 1328. Fu incoronata regina nel 1343, alla morte del nonno, Roberto d’Angiò, detto il Saggio, uno dei sovrani più illustri del Mezzogiorno. Giovanna, ancora diciassettenne, saliva così al trono di uno dei regni più importanti d’Europa e del Mediterraneo, portando con sé tutte le aspettative e le tensioni di una monarchia legata alla Santa Sede e contesa tra potenze interne ed esterne. Giovanna non fu regina per diritto coniugale, ma per legittima successione dinastica. Per consolidare la linea angioina, fin da bambina le venne imposto un fidanzamento con Andrea d’Ungheria, cugino e membro del ramo ungherese della dinastia. Il matrimonio fu celebrato nel 1343, ma ben presto divenne oggetto di tensioni: Andrea, ambizioso e sostenuto da ambienti ungheresi, cercava il titolo di re a pieno titolo, mentre Giovanna intendeva esercitare il potere da sola. Il conflitto si risolse nel sangue: nel 1345, Andrea fu assassinato ad Aversa in circostanze mai del tutto chiarite, ma per le quali molti ritennero coinvolta la regina stessa. L’opinione pubblica fu placata solo con l’esecuzione di alcuni congiurati. La morte di Andrea innescò la reazione violenta del fratello, Luigi I d’Ungheria, che invase per due volte il Regno di Napoli. Giovanna fu costretta a fuggire e a difendersi anche davanti a un processo ad Avignone, allora sede del papato. Ne uscì assolta e riuscì, nel 1352, a stipulare una pace con Luigi, mantenendo il trono. Nel frattempo, si risposò con Luigi di Taranto (1347), che però oscurò la sua autorità, trattandola, secondo i cronisti dell’epoca, più come una serva che come una sovrana. Alla morte di Luigi, nel 1362, Giovanna poté finalmente esercitare un potere più diretto, e visse una fase di governo illuminato e stabile, pur segnata da ulteriori matrimoni: prima con Giacomo IV di Maiorca, che però visse lontano da Napoli, poi con Ottone di Brunswick, che tentò, invano, di difendere il regno dall’ultima minaccia dinastica. Nonostante le turbolenze politiche, Giovanna seppe imprimere al proprio regno un’identità culturale e religiosa forte. Era profondamente devota, portava persino il titolo di regina di Gerusalemme, e fu mecenate di opere sacre, artistiche e caritatevoli. A lei si deve la costruzione della Certosa di San Martino sul Vomero, e della chiesa dell’Incoronata, concepita come una chiesa-ospedale e arricchita da un ciclo di affreschi con i Sacramenti attribuiti a Roberto d’Oderisio. Si trattava, infatti, di una chiesa-ospedale che ebbe il privilegio di conservare un’importante reliquia donata da san Luigi di Francia, una spina della corona di Cristo proveniente dal deposito della Sainte-Chappelle di Parigi, da cui il nome “Spinacorona” con cui la chiesa è nota alla tradizione napoletana. Politicamente, fu una figura di rilievo internazionale: sostenne il papato avignonese, ottenne la Rosa d’Oro da papa Urbano V nel 1368, e giocò un ruolo chiave nel trattato di Avignone del 1372, che sancì una tregua con gli Aragonesi di Sicilia. Tentò anche di riportare la Curia papale in Italia, sebbene la preferisse stabilita a Napoli piuttosto che a Roma. La crisi finale del suo regno giunse con lo Scisma d’Occidente (1378), che vide due papi rivali contendersi la legittimità: Urbano VI a Roma e Clemente VII ad Avignone. Giovanna scelse di sostenere Clemente VII, considerato antipapa dal fronte romano. Questo le costò caro: papa Urbano VI scomunicò Giovanna e benedisse l’invasione del Regno da parte di Carlo di Durazzo, suo nipote. Nel 1381 Giovanna fu catturata, imprigionata nel castello di Muro Lucano e, l’anno successivo, strangolata su ordine di Carlo. Non le fu nemmeno concessa una sepoltura cristiana: morì scomunicata, spogliata della corona e della dignità.
Certosa di San Martino – Il legame con Giovanna I d’Angiò
